Ci risiamo: farmaci introvabili e pazienti senza terapia.
Ciclicamente risultano carenti o addirittura vengono a mancare, spesso per molti mesi consecutivi, alcuni medicinali. A volte si tratta di farmaci minori, altre volte sono quelli in classe A, ovvero quelli ritenuti essenziali nella cura di alcune malattie (e, per questo, rimborsati dal SSN). A volte scompaiono solo alcune marche ma è possibile reperire farmaci equivalenti, a volte a sparire è l’intera linea di un principio attivo e non si trovano sostituti. Può succedere che esistano prodotti analoghi (non equivalenti ma della stessa classe farmacologica) con i quali i medici possono rimodulare la terapia. Altre volte si tratta di farmaci “unici” in quella classe e quindi senza alternativa. Capita che, dopo una latenza più o meno lunga, la molecola “svanita” ricompaia sugli scaffali delle farmacie. Alte volte questo non accade è il farmaco è perso per sempre.
In queste settimane risultano irreperibili farmaci di una certa importanza quali Capoten cp, Moduretic cp, KCl retard (quest’ultimo desaparecido anche per quasi tutto il 2018).
Perché le farmacie sono prive di alcuni medicinali?
Le ragioni possono essere diverse:
- i grossisti spesso accusano i produttori, affermando che le case farmaceutiche ridurrebbe talvolta gli stock destinati al mercato italiano di determinati farmaci, dirottandoli verso mercati più remunerativi, dove gli stessi farmaci costano (e rendono) di più.
- le case farmaceutiche ribattono rivolgendo ai grossisti la medesima accusa, ipotizzando che siano questi ultimi ad esportare grosse quantità di farmaci dall’Italia (dove spesso i prezzi dei farmaci in fascia A -ovvero quelli a carico del SSN- sono più bassi) verso paesi dove i prezzi sono più alti.
Sta di fatto che il business del “commercio parallelo” è sempre più fiorente. Vale infatti ormai circa 5,5 miliardi di Euro solo in Europa. Si tratta certamente di una pratica del tutto lecita ma che compromette il diritto alle cure di chi abita nei paesi dai quali i farmaci espatriano.
Come possiamo comportarci
- Quando un medicinale non è presente in farmacia, questa ne farà richiesta al grossista che, entro 12 ore, provvederà alla consegna.
- Qualora il distributore non fosse in condizioni di adempiere a tale compito, la farmacia rivolgerà la medesima richiesta direttamente ai titolari di AIC (Autorizzazione all’Immissione in Commercio) ovvero alle case farmaceutiche, le quali hanno l’obbligo di fornire qualsiasi farmaco non direttamente reperibile nella rete di distribuzione regionale (grossisti) entro un massimo di 48 ore dalla richiesta pervenuta dalle farmacie (articolo 105, comma 4 del decreto legislativo 219/2006 e s.m.i.). Contestualmente, per fini di monitoraggio delle carenze presso i distributori intermedi), è tenuta a segnalare la mancata consegna da parte del distributore (art. 105, comma 3 bis decreto legislativo 219/2006 e s.m.i.).
- Se il titolare di AIC non provvede alla consegna, la farmacia inviterà il paziente a rivolgersi al proprio MMG (sempre qui casca l’asino) perché valuti la possibilità di un’eventuale modifica della terapia.
- Qualora il medico, a tutela della salute del proprio assistito, non ritenesse possibile sostituire il farmaco, lo inviterà a rivolgersi direttamente alla farmacia ospedaliera competente per territorialità, specificando sulla ricetta SSN: “Carenza nel canale distributivo”.
- La farmacia ospedaliera erogherà quindi la molecola equivalente disponibile a magazzino secondo gara regionale/locale SENZA ONERI PER IL CITTADINO.
Esempio, qualora il KCl retard 600 mg (fascia A, quindi a carico SSN) non fosse reperibile, la farmacia ospedaliera consegnerà l’analogo Lentokalium 600 mg (fascia C, quindi a pagamento) ma senza far pagare il paziente.
Quanto sopra, nell’ipotesi molto teorica che tutto fili liscio e che la farmacia ospedaliera sia fornita di molecola equivalente. Perché, in caso contrario, siamo punto e a capo.
Spesso i pazienti sono costretti a pagarsi le medicine di cui necessitano, procurandosele in farmacie estere (esempio, in Svizzera), facendosi quindi carico di una spesa non prevista dal nostro ordinamento.
Un’alternativa è rivolgersi a farmacie in grado di preparare in proprio i farmaci (in questo caso definiti galenici) prescritti dal medico. Ancora una volta però il prezzo (che non può essere deciso dal farmacista ma è stabilito nella “Tabella Nazionale dei Medicamenti”) è totalmente a carico del paziente. Per ovvie questioni di economie di scala, abbiamo anche un’ altra certezza: il costo dei prodotti galenici sarà indubbiamente più elevato rispetto al farmaco prodotto industrialmente. Ad esempio, se una confezione di Moduretic (20 cp) costa 2,51 Euro, il galenico equivalente (confezione da 100 cp) viene venduto a circa 50 Euro, ovvero (per singola compressa) quattro volte tanto. Interamente, come dicevamo, a carico del paziente.
Autore: Giorgio Barbieri
Ultima revisione: 03 Giugno 2019